Cosa significa vivisezione?

COSA SIGNIFICA VIVISEZIONE?
Per vivisezione, o sperimentazione “in vivo”, si intende qualsiasi esperimento eseguito su animali. Non tutti gli esperimenti prevedono la dissezione dal vivo, ma tutti sono cruenti ed invasivi. Per questo e per ragioni giuridiche, il termine vivisezione si usa come sinonimo più efficace e preciso del generico “sperimentazione animale”.

Sperimentare su un animale significa necessariamente privarlo della libertà, imprigionarlo in ambienti biologicamente inadeguati, in spazi ristretti senza possibilità di vita sociale e sessuale, per effettuare test che possono essere letali o dolorosi: nel corsi di questi test gli animali vengono mutilati, avvelenati, ustionati, infettati con virus e batteri di ogni genere ecc. Inoltre, nel caso sia prevista una convalescenza, questa risulterà fonte di ulteriori stress e sofferenze per l’animale, come ben sa chiunque abbia subito un intervento chirurgico e conosce le difficoltà della fase post-operatoria.
Oltre a ciò ricordiamo che il decreto legislativo 116/92 consente di richiedere autorizzazioni in deroga all’obbligo di anestetizzare gli animali prima dei test. In pratica questo significa che l’anestesia non è obbligatoria.

La LAV ha rilevato che solo nel triennio 2007-2009*, in Italia, sono stati 2.602.000 gli animali sottoposti a vivisezione (G.U. n.53 del 5 Marzo 2011).
Nel mondo gli animali sacrificati ogni anno sarebbero circa 150 milioni.
Nei test si impiegano soprattutto topi, ratti, cavie e conigli, ma anche uccelli, suini, ovini, cani, gatti, scimmie e molti altri.
Gli animali non vengono utilizzati solo per inutili sperimentazioni in ambito medico, ma anche per test chimici (detersivi, coloranti, colle…), test cosmetici, bellici, per prove psicologiche comportamentali, per fini didattici, interessando trasversalmente tantissimi campi.

VIVISEZIONE: PRATICA CRUDELE E IMMORALE
Esistono limiti morali a ciò che l’uomo può permettersi di fare nei confronti degli animali, anche se a muoverlo non sia il desiderio di un guadagno economico, ma il progresso della scienza? Oppure a lui è concessa qualunque cosa, in nome della nobiltà degli scopi che si prefigge?
E’ lecita una scienza che, in nome del progresso finalizzato al benessere umano, sacrifichi senza il minimo scrupolo gli animali non umani?
Oggi è più che mai innegabile, e lo dimostrano le più recenti acquisizioni scientifiche oltre al buonsenso, che gli animali non sono macchine prive di emozioni e sentimenti, ma provano dolore, gioia, paura, affetto, disperazione, solitudine…
Nonostante questa comune consapevolezza, ciò che ci rende così difficile accettare che gli animali debbano godere dello stesso rispetto dovuto agli animali umani è la nostra visione antropocentrica del mondo, secondo la quale l’uomo è al centro dell’universo e tutte le specie sono a lui sottoposte. Mosso da tale convinzione, l’essere umano si sente legittimato a utilizzare gli altri esseri senzienti per il proprio tornaconto e, avvalendosi del principio della forza e della sopraffazione, si serve di loro, che non possono parlare e non possono difendersi.
Una delle argomentazioni più ricorrenti per giustificare questa cultura “specista”, che ritiene la specie umana come l’unica degna del diritto alla vita, alla libertà, al rispetto e alla non discriminazione, è sostenere che gli animali sono carenti, o meglio mancanti, di certe proprietà umane che rendono “nobile” e degna di essere vissuta un’esistenza: prime tra queste l’intelligenza e il linguaggio.
Di conseguenza ci siamo arrogati il diritto di agire come se l’animale fosse a nostra totale disposizione, soprattutto se l’obiettivo che ci prefiggiamo è il progresso scientifico. Ma questa così radicata convinzione su quali basi si fonda? Eppure l’animale ha una vita indipendente, esigenze proprie, fa parte della realtà del mondo, esattamente come l’umano, e vuole vivere..
Sottoporlo a vivisezione significa privarlo della libertà, segregarlo, negargli qualunque esigenza etologica, indurgli dolore fisico e sofferenza psicologica (continui e ripetuti), destinarlo a tortura e infine a morte. E’ lecito infliggere tutto ciò all’animale non umano solo perchè non è intelligente quanto l’animale umano, o perchè non può parlare? Per lo stesso principio potremmo allora destinare a sperimentazione una persona affetta da ritardo mentale o da morbo di Alzheimer, ovvero con deficit delle capacità cognitive? No, perchè significherebbe arrecarle comunque dolore, e questo non sarebbe un comportamento eticamente accettabile. Per la medesima ragione la vivisezione non è etica

VIVISEZIONE: “UN ERRORE METODOLOGICO” (Dott. Pietro Croce)
“Ogni specie animale possiede caratteristiche anatomiche, genetiche, biochimiche, fisiologiche e patogenetiche uniche e quindi, ogni risultato ottenuto su una determinata specie, vale per quella e per nessun altra. Pertanto, i dati ottenuti sugli animali non possono essere considerati predittivi di quanto accadrà nell’uomo” (Dr. S. Cagno, Analisi critica dei modelli animali in psichiatria).
Fra gli innumerevoli esempi tratti dalla documentazione scientifica concernenti la diversità degli effetti cancerogeni e tossici su alcune specie animali e sull’uomo ne citiamo alcuni. La penicillina è dannosa sulla cavia, ma non sull’uomo; l’aspirina è dannosa sul topo, cavia, scimmia, cane e gatto, ma non sull’uomo, la stricnina è dannosa sull’uomo, ma non sulla scimmia, la cavia e il pollo. Nel 1962 il Talidomide, ritenuto innocuo dopo tre anni di prove sugli animali, venne assunto come tranquillante da moltissime donne in gestazione, provocando la nascita di più di 30.000 bambini focomelici (con gravi malformazioni).
Il 75% dei farmaci che supera i test sugli animali non supera poi quelli sull’uomo e metà dei farmaci messi in commercio viene ritirato poi dal mercato per effetti avversi fra i quali morte, rischio di morte e handicap permanenti.
Le persone più povere del pianeta (Asia, Europa dell’Est) si offrono per sperimentare su se stesse nuovi farmaci in fase 1 (la più pericolosa), per un modesto compenso inferiore del 50% rispetto a quello attribuito nei paesi occidentali.
Il BEUC (Ufficio dei consumatori dell’UE) dichiara che :”sono circa 197mila gli europei che ogni anno muoiono a causa di reazioni indesiderate dei farmaci, ossia la quinta causa di morte negli ospedali”.

VIVISEZIONE E PROFITTO ECONOMICO
La sperimentazione animale viene presentata da una parte del mondo scientifico come “un male necessario” per salvare vite umane, ma è facile intuire come questa “nobile dicitura” mascheri la stretta relazione tra ricerca scientifica e profitti delle multinazionali farmaceutiche.
Il quartier generale degli Harlan Laboratories, più esattamente della HARLAN SPRAGUE DAWLEY INC, è situato ad Indianapolis (USA). La società ha sedi operative in Nord America, Europa, Medio Oriente ed Asia.
La Harlan friulana, con la sede di S. Pietro al Natisone, nel solo 2010 ha fatturato 10 milioni 617 mila euro, in crescita rispetto ai 9 milioni 753 mila euro del 2009, mentre nei due anni l’utile NETTO è stato rispettivamente di 772 mila euro e 870 mila euro.

I METODI SOSTITUTIVI: UN’ALTERNATIVA SCIENTIFICAMENTE EFFICACE
I metodi sostitutivi sono già una realtà e rappresentano un metodo efficace, ma devono essere incentivati. La completa sostituzione degli animali nella sperimentazione è impedita da fattori di ordine giuridico (per le richieste internazionali che prevedono obbligatoriamente i test sugli animali), culturale (l’uso degli animali a scopo didattico educa i futuri ricercatori all’utilizzo degli animali), logistico (per l’esistenza di strutture dedicate all’utilizzo di animali: stabulari, allevamenti, macchinari, ecc.) e soprattutto di profitto economico.
Per i test di tossicità delle sostanze sono state sviluppate le seguenti metodologie:
colture di cellule e tessuti umani, microorganismi, modelli matematici computerizzati, tecniche non invasive per immagini, sistemi artificiali (modelli in vitro che simulano una parte del corpo umano).
Per la ricerca biomedica sono già state sviluppate le seguenti metodologie:
studi clinici epidemiologici, statistici, studio diretto dei pazienti tramite tecniche non invasive, autopsie e biopsie.
Per la ricerca didattica esistono centinaia di metodologie alternative già validate:
modellini, manichini e simulatori meccanici; simulazioni computerizzate, esperimenti su colture cellulari e tessutali, pratica clinica.

COSA PUOI FARE PER OPPORTI CONCRETAMENTE ALLA VIVISEZIONE
Non avere timore di documentarti tramite libri, riviste, siti d’informazione scientifica ed etica sull’argomento.
Non perdere occasione di esprimere pubblicamente la tua condanna (nei dibattiti, tramite lettere ai giornali, ecc).
Non comprare cosmetici, prodotti di pulizia per casa e indumenti testati sugli animali (vedi il sito http://www.consumoconsapevole.org)
Finanzia solo le associazioni di ricerca che non sperimentano sugli animali (visita il sito: http://www.RicercaSenzaAnimali.org e http://www.NoVivisezione.org)
Adotta un animale salvato dai laboratori (visita il sito http://www.icare -italia.org)
Se lavori o studi in un ente pubblico o privato in cui si utilizzano animali per la sperimentazione dichiara la tua obiezione di coscienza in base alla Legge 413/93

“Coloro che sperimentano suglia animali non dovrebbero mai acquietare le proprie coscienze dicendosi che queste azioni avrebbero uno scopo lodevole”
(Albert Schweitzer, medico e premio Nobel, 1875-1965)

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